Buon San Valentino a tutti!!!

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Pwyll
icon5  view post Posted on 14/2/2013, 09:33




Signori, i migliori auguri per il fiorire dei vostri amori, etc.

Ho sconfitto i ladri che turbavano il nostro servizio postale e mi sono ritrovato con in tasca un pacco di bigliettini di San Valentino che volevo recapitare di persona ai vari destinatari.

Ne avevo scritto uno io stesso e, in mancanza di donzelle, lo avrei inviato ad alcuni di voi, fingendomi (per diletto) messaggero anziché amante.

Peccato che le leggi imperiali siano ancora antiquate e la censura non consenta corrispondenza amorosa tra due individui dello stesso sesso -- a meno che ciò non avvenga per interposta persona (vedi immagine in calce).

O tempora, o mores!

Pertanto, mi vedo costretto a sopperire in maniera più creativa. ;)

Pwyll era un bardo, giusto? :lol:
Mai però aveva dato sfogo alla sua creatività come in questi giorni. Beneficiate anche voi di questo periodo roseo (come le rose rosse e d'altri colori che sostano sui comodini mentre le coppie -- ahimé non io -- si dedicano alle fatiche amorose). Orbene, ecco a voi il mio ultimo componimento, dedicato all'impazienza del guerriero che deve raffreddare le sue armi riscaldatesi durante la battaglia:

"In pace, si penserebbe che 'l soldato
Sì lasso di fatica e sfinimento
Pur manchi di vigor e d'ardimento
E resti ad ogni passo senza fiato.

Inver, come si narra nelle istorie
Non v'è guerrier che, tosto combattuto,
Recuperi il riposo allor perduto
E giaccia molle in preda a le memorie.

Infatti l'arma sua, usata in guerra,
Cotanto si scaldò per colpi e lena
Che questi come cuoco in grande pena
La fiamma vuol sedar con molta terra.

Purtroppo non gli basta il suolo antico
Per lenire 'l brucior e tanta ardura
Ch'infocano da punta a 'mpugnatura
La striscia di metallo fatto aprico.

Non resta che cercar dell'acqua pura,
Sia essa lago, pozza o simil polla,
Ove immerger spada, che presto ammolla,
Per placarvi le fiamme dell'arsura.

A dire il vero, io credo sia ideale
Cercar una sorgente ancora intatta
Che serbi poca brina in lastra piatta
E selva la circondi virginale:

Potrà così con poco il nostro fante
Cogliere due pollastri con la fava:
Da un lato raffreddar la grossa daga,
Dall'altro controllare s'è prestante;

Infatti non è detto che, fendente,
Già sfatta da quell'altra triste pugna
Le riesca di sfondar la dolce bugna
Che protegge il fondal de la sorgente.

Se tuttavia gli manca tale specchia,
Ch'acque albergava, non contaminate,
Altrove vagherà, per molte fiate,
Desioso di mediterranea macchia.

Dai boschi alpini ai verdi prati urbani,
Si sa che quando civiltà fiorisce
L'altezza pria dell'erbe assai decresce
E nuda terra resta e decumani.

Così se 'n va tastando a capo chino,
Errando già per ville e per quartieri
Saggiando presso case e tavernieri
S'alcun gestir non sappia lo spadino.

"Ingrata sia la sorte e maledetta
Ch'esercito condusse in gran malora
Così da tanto spingerci buon'ora
A cercar la frescura prediletta!"

E dir che se la fonte ancora falta,
C'è sia chi s'accontenta d'un catino,
Sia chi s'appresta lesto e malandrino
A carotare in giù cercando falda.

Non conta sia di pozzo oppur di fonte,
Sarebbe sufficiente che frescura
Dell'acqua sua sopisse la calura
Che 'l ferro maturò restando al fronte.

Fortuna vuol che nella gran cittade
Non manchi vano alcun od un pertugio
Ch'umido accoglie, senza alcun indugio,
Del fante l'arme e pur le sacre spade.

Cisterna, fonte, buca o cataratta:
C'è solo l'imbarazzo della scelta!
In vasca, serbatoio oppure delta?
Invero vale pur la grondaietta...

C'è chi dichiara: "Basta sia pulita!"
Ma alcuni non son certo schizzinosi
E si gittano in buchi rivoltosi
Uscendo con la lama imputridita.

---
Ardeva il ferro dopo la battaglia,
Ma tante e tali fonti sono attorno
Che pare che per ogni caldo forno
Almen vi sia una goccia di brodaglia

Che spegnendone tosto i bei vapori
Succeda infin a ritornar la pace
Al milite vichingo oppure trace
Al quale principiavano i dolori.

Mancogli allor in boschi spopolati
Della giovin fonte giusto ristoro,
Perciò si coronò di molto alloro
E andò a visitare gli abitati.

Quivi dell'acque ottenne gran riserva,
E molti gusti e molto variegate,
Diverse densità, e colorate
Superfici e sali e oli di conserva...

Sebben il parco d'armi sia sì vario,
Trovano tutte l'accomodamento
Che la fatica del combattimento
Avea già reso tanto necessario.

Vi sono spade e mazze a dismisura,
Chi l'arco, chi lancia, chi spiedo acuto...
E Tutti vi diran che l'han perduto
Nell'affondarlo in una tal frescura.

Infatti accade, dopo l'immersione,
Che il brando assai tagliente non resista
E subito s'ammosci e illanguidisca
Con grande smarrimento e delusione.

Un po' come se, dalla forgia tolto,
Il fabbro non usasse il suo martello
E tosto immergendolo nel tinello
L'estraesse floscio e pure mal risolto.

Per liberarsi dunque d'imbarazzo,
Ritornano i coscritti a la ventura.
Chissà che forse a farne battitura,
Non riescano a drizzar il loro attrezzo".

Draco imperat,
Omnia ignuntur!

Attached Image: Valentine

Valentine

 
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Vonemar
view post Posted on 14/2/2013, 13:58




Fenomenale!!

Grande Pwyll ;-)
 
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Aramyl
view post Posted on 15/2/2013, 18:12




Ahahhahaha grandissimo!!!!!!! :D
 
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NinoFenix
view post Posted on 17/2/2013, 09:06




Mitico!
 
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3 replies since 14/2/2013, 09:24   60 views
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